Non si può parlare di Kaiju senza cominciare da Godzilla, il re dei kaiju. Il film Godzilla esce nelle sale cinematografiche giapponesi nel 1954, in un Giappone reduce dalla sconfitta subita nella seconda guerra mondiale, dalla fine dell’Impero, dalle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, e dall’occupazione militare americana, la prima subita nella sua storia.Anche il cinema giapponese del dopoguerra è stato “occupato” dagli americani, che hanno esercitato una stretta censura sui contenuti dei film di produzione locale scoraggiando le tematiche storiche e sociali, e favorendo invece quelle antimilitaristiche e sentimentali. Gli autori che durante la guerra avevano lavorato a film di propaganda sono stati allontanati dai set, e possono farvi ritorno solo al termine dell’occupazione, nel 1952, in un clima di rinascita sociale e politica. Ma se vecchi e nuovi talenti cinematografici sono pronti a riappropriarsi del loro ruolo, l’occupazione americana ha lasciato un’impronta culturale indelebile. E i “Kaiju enga” (”film di mostri”) di cui parliamo sono un esempio perfetto di quella tensione tra salvaguardia delle tradizioni e ansia di recepire la modernità lasciandosi il passato alle spalle, che caratterizzerà il cinema giapponese, e non solo il cinema, negli anni a venire. Lo stimolo alla produzione del primo Kaiju enga, Godzilla, passa attraverso il successo nelle sale cinematografiche giapponesi di due film americani: King Kong (1933) e Il risveglio del dinosauro (1952), un film fantasy il cui protagonista è un dinosauro gigante. Difatti il nome originale di Godzilla, ovvero Gojira, è formato dalle parole giapponesi per “gorilla” (gorira) e “balena” (Kujira), fusione fantastica tra il gigantesco scimmione hollywoodiano ed un’altrettanto gigantesca creatura marina. Demoni, giganti e mostri marini appartengono anche al folklore e alla religione locale, e i produttori della casa cinematografica Toho riescono così ad unire le antiche paure dei giapponesi con quelle nuove: le armi atomiche, che nel 1954 sono tornate di stringente attualità a causa degli esperimenti nucleari americani nel vicino atollo di Bikini. Nella storia inventata dal regista e sceneggiatore Ishiro Honda, Godzilla è il superstite di una specie estinta di dinosauri, risvegliato e accresciuto dalle radiazioni nucleari, che oltre a costituire il suo nutrimento sono anche la sua arma: emettendo un raggio atomico dalle fauci, Godzilla annienta tutto quanto invada il Giappone, suo territorio. Nel film capostipite i Giapponesi ovviamente lo combattono, ma nelle pellicole successive impareranno a convivere con lui, come con tutte le altre calamità naturali che da sempre minacciano la loro terra. In alcuni casi Godzilla andrà perfino in aiuto degli uomini contro altri Kaiju, evidente metafora di un’energia nucleare domata e mutata di segno, da distruttrice ad alleata contro nuove minacce. La tensione tra tradizione e modernità cui si accennava, oltre che nell’evolversi delle trame si manifesta anche in uno degli aspetti più interessanti dei film di Godzilla: il mostro veniva interpretato da attori, costretti a muoversi goffamente con l’ingombrante costume sauresco all’interno di scenari miniaturizzati. Lontana dall’essere un mero espediente in un’epoca in cui ancora non si poteva ricorrere all’effettistica digitale, proprio l’artigianalità del costume e della messinscena riallacciava lo spettatore giapponese alle proprie tradizioni.